I Sei di Spoleto

Sala 8

La mostra presso la galleria romana Il Camino del 1954, sancì la nascita del sodalizio dei Sei pittori di Spoleto, meglio conosciuto come il Gruppo di Spoleto. Questo sodalizio cominciò in realtà subito dopo la Liberazione, quando le suggestioni della pittura francese dei primi del secolo animavano le ricerche degli artisti, che nel 1951 confluirono nella mostra del gruppo Il Ponte.
Lionello Leonardi, importante figura di intellettuale e fine conoscitore della contemporanea compagine artistica e culturale romana, nella presentazione al catalogo, aveva dato per primo testimonianza dell’esistenza e dell’esperienza di un raggruppamento di artisti polarizzatosi attorno alla figura del più celebre pittore ternano, Ugo Castellani, tra cui comparivano i nomi dei Sei: Giuseppe De Gregorio, Filippo Marignoli, Giannetto Orsini, Ugo Rambaldi, Piero Raspi, Bruno Toscano. Le loro ricerche si indirizzavano verso la Scuola Romana, il Neo-cubismo e le interpretazioni scultoree che ne dava Leoncillo Leonardi. 
Opere di maestri della Scuola Romana e di Leoncillo stesso erano state esposte in occasione della prima edizione del Premio Spoleto, tenutasi nel 1953. Alla stessa mostra aveva partecipato insieme al maestro Carlo Corsi, anche un gruppo di giovani artisti bolognesi (Mandelli, Vacchi, Bendini, Pulga), capitanato da Francesco Arcangeli, critico e storico dell’arte allievo di Roberto Longhi, che sembrava guardare altrove, verso la Francia degli Impressionisti e di Cézanne, e in alcuni casi anche verso Turner. 

Quella presenza consentì ai Sei di Spoleto di entrare in contatto con un diverso ambiente artistico, a loro del tutto sconosciuto. Il fascino esercitato dalla pittura dei bolognesi rappresentò il primo passo verso un sodalizio che fece parlare più tardi di un asse Spoleto-Bologna e che doveva svilupparsi lungo il comune percorso pittorico teorizzato dallo stesso Arcangeli, nel 1954 da lui definito degli Ultimi naturalisti.
Esso rappresentava una delle molteplici declinazioni dell’arte Informale, nella quale il critico individuava l’estremo sussulto della pittura di natura. Una pittura che nasceva dal confronto con il dato naturale, appunto, suscitando nell’artista sensazioni convogliate sulla tela attraverso il gesto e la materia pittorica. Ognuno dei Sei offrì una propria versione di una pittura che per la specifica koiné di provincia (la “marca” umbra), individuata dallo stesso critico bolognese e inserita nel più ampio contesto di rinnovamento artistico europeo, fu anche chiamata Naturalismo umbro. Dopo il successo e le mostre presso le più qualificate gallerie italiane, la svolta artistica che si verificò allo scorcio degli anni ‘60, con la nascita del Nouveau Réalisme e della Pop Art, condusse verso la conclusione l’esperienza del Gruppo che si scioglierà di fatto nel 1962. 

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Giovanni Carandente
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