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GIOVANNI CATENA

Giovanni Catena, personalità di rilievo della pittura spoletina dell’Ottocento, fu tra i primi e più entusiasti pittori umbri ad aderire al gusto purista minardiano, appreso in occasione della giovanile esperienza condotta a Roma tra il 1823 e il 1829.
L’attività del Catena si svolse prevalentemente a Spoleto e nel territorio limitrofo dove realizzò numerose pale d’altare (chiesa dei Cappuccini, chiesa di San Gregorio maggiore, parrocchiali di Bazzano e di Azzano) nelle quali l’artista mostrò di aver seguito non solo modelli locali ma anche esempi del Seicento classicista di Reni, Domenichino e Sassoferrato.
Il primo apprendistato del pittore si svolse presso Giuseppe Pentozzi, autore di decorazioni in ville e palazzi spoletini, e presso il figlio Casimiro il cui nome è legato alla scoperta del Ponte sanguinario.
Perfezionatosi alla scuola di belle arti del sacerdote Luigi Landini, situata nell’Eremo di S. Maria delle Grazie sul Monteluco, potè coltivare il suo talento grazie al sostegno offerto da Pietro Fontana, uno dei più illuminati esponenti della cultura spoletina della prima metà dell’Ottocento sensibile alla tutela del patrimonio culturale, amico di Canova e Minardi.
Fu anche grazie ai contatti del Fontana con personaggi influenti dell’ambiente romano se il pittore spoletino potè entrare all’Accademia di San Luca dove frequentò le lezioni di Minardi e di Andrea Pozzi. Nel 1831 dopo il rientro a Spoleto gli venne affidata la direzione della scuola di Disegno per studenti e artigiani.
Frequenti furono i suoi interventi a salvaguardia del patriminio artistico cittadino, come l’incarico per il distacco di parte dell’affresco di Giovanni Spagna esistente alla Rocca o il restauro della Maddalena guercinesca di cui eseguì anche una copia.
Realizzò inoltre allestimenti, addobbi e una macchina pirotecnica in occasione delle visite a Spoleto dei pontefici Gregorio XVI e Pio IX.
L’autoritratto qui presentato è pervenuto alla Pinacoteca comunale nel 1918 in seguito alla donazione di Maria Cherubini Catena, discendente dell’autore, ed è da considerarsi frutto, ancora acerbo, dell’esperienza romana ed è quasi certamente la prova più antica dell’attivita del Catena ritrattista.
Il dipinto offre un’immagine del pittore molto giovane, con un abbigliamento tipico dei primi decenni del XIX secolo e denota una discreta capacità esecutiva e una resa psicologica e intimistica.

Palazzo Collicola

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Giovanni Carandente
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