Scultura moderna

Ferro, acciaio, corten, ferro saldato o scarti e materiali industriali rielaborati, hanno dato vita a una diversa concezione di scultura tipicamente moderna, che ha affiancato, senza sostituirli, processi e materie più tradizionali come la scultura in bronzo, marmo o legno. In questa sala si trovano casi emblematici di alcuni dei più importanti maestri rappresentanti di questa epoca: i britannici Chadwick e Caro, e poi gli italiani Franchina, Ramous, per arrivare ai più giovani Cuschera e Pulvirenti.
Molti di questi artisti furono presenti tra l’altro nella mostra spoletina Sculture nella città del 1962.
Sebbene siano difficilmente raggruppabili in uno stile comune (pur se in alcuni casi esistono evidenti “somiglianze di famiglia”), si tratta in ogni caso di scultori che hanno evitato la rappresentazione di scene, paesaggi o figure riconoscibili, senza necessariamente sbilanciarsi del tutto verso l’arte astratta o geometrica. Le loro sculture evocano a tratti una struttura figurale, ma rendono questa evocazione una forma autonoma, interna alla loro concezione plastica, risultato del loro stesso modo di lavorare e di concepire la scultura piuttosto che della volontà tradurre il mondo esterno in opera d’arte.
Nel caso di Giò Pomodoro si dovrebbe fare un discorso a parte, essendo stato uno scultore che dagli anni ’70 ha fatto uso esclusivo di bronzo e marmo, realizzando opere monumentali di implicazione architettonica e urbana, frutto di una visione spaziale assai complessa e simbolicamente impegnativa.