Paolo Antonio Barbieri, (1603-1649) - La Spezieria, 1637 circa, olio su tela
Il dipinto è stato realizzato nel 1637 da Paolo Antonio Barbieri, fratello del Guercino, e ricordato dalle fonti come «pittore eccellente nel far pesci, uccelli, fiori, frutti». Dal suo libro dei conti risulta che il committente dell’opera fu lo spoletino Alfonso Palettoni, governatore di Cento, patria dei due pittori, e di cui si conserva un ritratto a Palazzo Collicola sempre attribuito alla loro bottega. Come quest’ultima opera, la Spezieria era parte di un lascito dell’ultimo discendente della famiglia Palettoni alla casa dei Gesuiti di Spoleto, poi confluito nei beni dell’Ospedale di San Matteo e in seguito nella raccolta della Pinacoteca Comunale di Spoleto.
Paolo Antonio Barbieri era specializzato nella produzione di nature morte e la grande qualità di questa opera ne mostra le doti di pittore. Egli era inoltre il vero gestore della bottega di famiglia, con sede a Cento e poi a Bologna, che divenne una vera e propria impresa dalla quale i due fratelli dividevano i proventi.
«Fresco, acuto odore di spezie, bruno silenzio e tempo lento abitano la stanza dove il gesto del garzone si ripete flemmatico», così Francesco Arcangeli descriveva la scena del garzone intento a schiacciare le sue spezie nel mortaio. Sul piano sono poggiati gli altri strumenti, la bilancia di ottone con delle piccole nappe rosse, un vaso di ceramica e un piccolo ramo ancora da lavorare. Come indicano le etichette, i cassetti dell’armadio contengono cannella, zucchero e garofalo. Al di sopra sono poggiati dei raffinati vasi di vetro sui quali si riflettono le finestre della stanza che illuminano la scena e all’interno dei quali possiamo riconoscere dei fagioli, delle nocciole, ma anche degli zuccherini, biscotti e le cotognate, un dolce all’epoca molto diffuso.
Questo dipinto si è rivelato fondamentale per la riscoperta della produzione pittorica di Paolo Antonio Barbieri, spesso oscurato dalla figura del ben più famoso fratello, ma che in verità emerge come una delle figure più affascinanti nella produzione di nature morte della prima metà del Seicento.
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